Gli anni di piombo, il femminismo, il Settantasette

Negli anni Settanta il conflitto generazionale si legò a quello sociale, che si era inasprito a causa della situazione socio-economica italiana, complicata dalla crisi finanziaria e da quella petrolifera che si erano diffuse agli inizi del decennio. A metà degli anni Settanta la disoccupazione giovanile triplicò rispetto a quella del decennio precedente e questo fomentava la conflittualità sociale, di cui i partiti non seppero farsi interpreti. Si assistette a una crisi di identità del mondo giovanile, il bilancio dell’agire politico che aveva caratterizzato i movimenti del decennio precedente sembrò negativo. La conflittualità sociale e il sistema politico incapace di rinnovamento costituirono il terreno fertile per il terrorismo che, nelle sue varie forme, caratterizzò gli anni Settanta, spesso chiamati “anni di piombo”, e coinvolse molti giovani.

L’ultima grande ondata di mobilitazione giovanile del decennio fu il Settantasette, caratterizzato dalla contestazione al sistema dei partiti e dei sindacati, espressa in forme spesso vicine alla lotta armata. I protagonisti non furono gli studenti, o meglio non solo gli studenti, spesso erano giovani disoccupati provenienti dalle periferie degradate delle grandi città. Il movimento rappresentò un periodo tormentato, caratterizzato da una grande diffusione di droghe, e sancì definitivamente la fine del tempo dell’utopia, dell’idea che il futuro potesse essere cambiato collettivamente.

Con la fine degli anni Settanta entrò quindi in crisi il modello della “militanza politica”, l’idea di un impegno collettivo per cambiare la società, pertanto in seguito si assisterà a un mutamento delle forme di partecipazione politica giovanile.

Un discorso a parte merita il movimento femminista, che tra anni Sessanta e anni Settanta vide tante ragazze unire alla protesta nei confronti della società e delle istituzioni, quella per il riconoscimento delle esigenze e delle aspirazioni femminili, in particolare il riconoscimento di un’uguaglianza giuridica tra uomini e donne e il superamento di una mentalità retrograda che esprimeva una visione del ruolo femminile nella società non più accettabile dalle nuove generazioni di ragazze.