La “rotta balcanica” non è un fenomeno recente come molti credono, bensì ha una storia pluridecennale in quanto via obbligata attraverso la quale transitano coloro che sono in fuga dai contesti di guerra (e dai diversi regimi totalitari) del Medio Oriente, una delle aree a maggiore instabilità del mondo.
Nel 2015 e 2016 più di un milione di persone sono arrivate in Europa, attraversando il mare Mediterraneo, dalla Turchia alla Grecia e poi continuando il viaggio lungo la cosiddetta rotta balcanica occidentale che si snoda tra Paesi dell’Unione Europea (Grecia, Bulgaria, Croazia, Ungheria e Slovenia), e Paesi fuori dall’Unione (Macedonia del Nord, Serbia, Kosovo, Albania, Montenegro e Bosnia Erzegovina).
Per tutta risposta alcuni Paesi membri dell’Unione Europea e altri Paesi europei si sono affrettati ad erigere barriere lungo i propri confini. Nel marzo 2016 Slovenia, Croazia, Serbia e Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia hanno chiuso le frontiere a migliaia di persone. Attualmente vi sono circa 7.800 sfollati in Serbia e 350 nell’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia: molti di loro arrivano, in cerca di protezione, da Paesi in preda a conflitti come Afghanistan, Pakistan, Iraq e Siria. Circa 1.100 dei migranti che si trovano in Serbia e oltre 200 di quelli in Macedonia non sono alloggiati in strutture governative e si vedono costretti a dormire all’addiaccio .
L’area dei Balcani rappresenta uno dei principali canali d’ingresso in Europa dei rifugiati come emerge dai dati pubblicati da Eurostat sulle domande d’asilo presentate in tutti i Paesi dell’Ue nel 2018 e nel 2019: tra le prime dieci nazionalità dei richiedenti asilo il 32,72% proviene dall’Afghanistan, il 25,91% proviene dal Pakistan, l’8,03% dalla Siria, il 6,56 % dall’Iraq e il 4,61% dall’Iran.
Sono le stesse nazionalità dei migranti che si trovano in transito lungo tutti i Paesi della rotta balcanica.
Questi spostamenti, che di fatto avvengono all’interno del perimetro europeo, si scontrano in realtà con politiche di gestione dei flussi migratori differenti e in ogni caso finalizzate ad impedire o quanto meno a contenere severamente i flussi di migranti diretti verso l’Europa occidentale.
Nel 2016 l’Ue ha stipulato un accordo con la Turchia per la gestione dei flussi che arrivano verso l’Europa, riconoscendole un ingente contributo economico per sostenere gli sforzi per accogliere circa quattro milioni di rifugiati.
Nonostante l’accordo turco-europeo che avrebbe dovuto ”bloccare” gli ingressi in Europa, migliaia di migranti hanno continuato nel loro tentativo di raggiungere a piedi i Paesi della Ue attraverso i Balcani.
Nella primavera del 2018, vista la sempre maggiore difficoltà di passare attraverso il confine tra la Croazia e la Serbia e con la chiusura assoluta delle liste di attesa per richiedere asilo in Ungheria, centinaia di migranti guidati da trafficanti e passeur hanno aperto nuove rotte iniziando a spostarsi verso il più ampio confine tra la Bosnia e l’Erzegovina(BiH) e la Croazia, puntando verso la città di Bihać e di Velika Kladusa.
Superando i confini di montagna del Montenegro, attraversando a nuoto il fiume Drina tra la Serbia e la Bosnia orientale, questo nuovo flusso aveva come prima meta Sarajevo, città dove poter registrarsi come richiedenti asilo e poi procedere.
Nel maggio 2018 erano centinaia le persone che dormivano nel parco davanti alla Biblioteca Nazionale di Sarajevo in attesa di ricongiungersi con parenti o compagni di viaggio per proseguire attraverso i boschi e superare i durissimi controlli di polizia verso l’Europa.
Inizialmente anche la popolazione locale si prodigò nell’assistenza all’interno di campi informali che si vennero a creare a Sarajevo, ma anche all’interno del campo di Borići costituito da un edificio non-finito a Bihać e a Velika Kladusa dove la municipalità aveva messo a disposizione dei migranti un campo vicino a un rivo e a un canile. Poi iniziò a emergere la tensione dovuta a questa convivenza coatta. (Rotta balcanica: viaggio nella repubblica migrante della Bosnia occidentale)
APPROFONDIMENTI
La rotta balcanica. Reportage di Michele Lapini
The refugee challenge: can you break into Fortress Europe? - interactive (La sfida dei rifugiati: riuscirai a entrare nella fortezza Europa? - gioco interattivo da The Guardian )
Nel cimitero dei caduti senza nome, di Nello Scavo
Dossier Migrazioni La rotta balcanica - OBCT