La cultura “beat” degli anni Sessanta, basata sul rifiuto del perbenismo, sulla critica alla famiglia, sulla rivolta all’autoritarismo, sul desiderio di nuove forme di socializzazione, confluì tutta nel movimento del Sessantotto. Il movimento che prese il nome da quell’anno, anche se i limiti cronologici sono più sfumati, rappresentò l’incontro dei giovani con la politica, una politica assunta come valore in sé, per il quale spendersi e vivere nel quotidiano, insieme agli altri giovani e contro il mondo degli adulti e tutto ciò che esso rappresentava. La rivolta del Sessantotto interessò soprattutto il mondo della scuola, vista come uno spaccato di una società autoritaria e antidemocratica, furono organizzate manifestazioni, occupazioni di scuole e università, lezioni autogestite e collettivi studenteschi. Ma il Sessantotto significò anche condanna alla guerra in Vietnam, lotta per i diritti delle minoranze e soprattutto travolse la mentalità comune, il sentire delle generazioni passate, le istituzioni tradizionali come la famiglia e lasciò una società sicuramente più laica e antiautoritaria.