Ingegnere, architetto, amministratore, pianificatore, senatore: difficile stabilire se tra queste attività ve ne sia stata una di importanza maggiore nella vita di Mario Pucci. La sua azione è stata infatti caratterizzata da uno stretto rapporto tra un ingegnere-architetto e la propria città, Modena, sia da un punto di vista urbanistico che amministrativo. Rapporto che spinse Pucci ad accettare, nell’ottobre del 1945, l’invito del sindaco Corassori a entrare nell’Amministrazione comunale per progettare alla ricostruzione della città, il cui impianto urbano, gravemente danneggiato dalla guerra, di fatto era rimasto immutato dall’ultimo Piano regolatore del 1909.
Mario Pucci nasce a Modena il 22 gennaio 1902 e, terminati gli studi classici, si iscrive alla Scuola di Ingegneria di Modena, per poi trasferirsi a Bologna dove si laurea nel 1925; completerà la propria formazione a Roma, laureandosi in Architettura nel 1928. Agli inizi degli anni ‘30 si lega ai gruppi dell'avanguardia neo-razionalista di Milano, dove entra in contatto con Pietro Bottoni, col quale Pucci collaborerà nel corso del decennio durante il quale, pur prendendo parte a numerose realizzazioni, mantiene un profilo di secondo piano. Anche durante periodo milanese mantiene stretti contatti con la città natale: è autore di numerosi edifici, tra cui Villa Pucci (1930-31) e la Stazione di autorifornimento alla Sacca (1931); partecipa insieme a Bottoni al concorso per il nuovo Policlinico (1933), occasione per mettersi in luce e sperimentare soluzioni architettoniche ispirate al funzionalismo; nel 1939 riceve dal podestà l’incarico di compilare un Piano regolatore per la città. È però nel dopoguerra che il rapporto mai accantonato con la propria città si fa stringente, allorché nell’estate 1945 la Giunta municipale provvisoria lo nomina Consulente tecnico esterno con l’incarico di occuparsi della ricostruzione. Messa quindi da parte la collaborazione con Bottoni, Mario Pucci entra presto a far parte del gruppo dirigente della Federazione modenese del Pci. Il 31 marzo 1946, alle prime elezioni democratiche ammnistrative, viene eletto nel Consiglio comunale e gli viene affidato l’assessorato ai Lavori pubblici, carica che manterrà per quattro mandati, fino al 1964. Fondamentale sarà il suo contributo nella ridefinizione dell’identità cittadina, messa in atto prima col Piano di ricostruzione (1947) e successivamente col Piano regolatore generale (1958). A guidare questi progetti c’è da un lato la volontà di rispondere alle emergenze e alle necessità della popolazione urbana: di qui per esempio il progetto del Villaggio Artigiano, nato per arginare la disoccupazione dilagante e fornire un nuovo modello di vita e lavoro. D’altro lato vi è l’esigenza di dare alla città un carattere nuovo e riconoscibile, espresso da edifici come la Centrale del Latte, il nuovo Mercato Bestiame e la Stazione Autolinee, realizzati tra il 1947 e il 1953. L’impegno e la professionalità profuse nelle numerose realizzazioni architettoniche e nei lavori nell’amministrazione locale si ritrovano anche nella sua attività politica. Dopo essere stato eletto all’Assemblea costituente, Mario Pucci è candidato al Collegio di Carpi nelle file del Fdp per il Senato, dove entra con 72.632 preferenze.
Nel corso della I legislatura, Pucci fece parte della I Commissione permanente (Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno), della II Commissione permanente (Giustizia e autorizzazioni a procedere) e della VII Commissione permanente (Lavori pubblici, Trasporti, Poste e Tel. e Marina Mercantile). Negli interventi e nelle interrogazioni presso palazzo Madama, dove Pucci resterà fino al 1958, emerge nuovamente la sua attenzione ai problemi concreti delle popolazioni, affrontabili solo attraverso un progetto ampio e strutturato, calibrato sui bisogni delle singole categorie senza però perdere mai la visione d’insieme. Ecco quindi il suo impegno per la progettazione di una rete autostradale sull’asse della via Emilia e su quella adriatica, in grado di alleggerire il traffico e – allo stesso tempo – di sostenere lo sviluppo economico-commerciale di quelle aree; allo stesso modo, difenderà in più occasioni i piani regolatori, quali strumenti di sviluppo urbano razionale e di salvaguardia del paesaggio, contro il rischio di speculazioni sulle aree.
Figura di indubbio spessore intellettuale e umano, Mario Pucci seppe portare avanti con grande professionalità i propri incarichi, sia a livello nazionale che locale (da ricordare anche il suo tentativo di mediazione tra manifestanti e Questura durante la crisi della vertenza sindacale del gennaio 1950). Per questo motivo, il 14 agosto 1979, a due giorni dal suo decesso, la città che egli aveva saputo ripensare e ristrutturare volle ringraziarlo dell’impegno costante e discreto tributandogli i funerali in piazza Grande.
Riferimenti
Atti del Podestà e del Sindaco di Modena, Premiata cooperativa tipografi, Modena 1945.
Alberto Barbieri, Arte e artisti a Modena, Stem-Mucchi, Modena 1982.
Gioia Bertocchi, L'ingegnere Mario Alberto Pucci, in «Bollettino dell'Ordine degli architetti della provincia di Modena», aprile 1988.
Fronte democratico popolare, Candidati modenesi al Parlamento. Per la pace la libertà il lavoro, Arti grafiche modenesi, s.d.
Giovanni Leoni, Il Novecento a Modena. Le qualità dell’architettura e i processi di costruzione della città, in Vanni Bulgarelli, Catia Mazzeri (a cura di), Città e architetture: il Novecento a Modena, Franco Cosimo Panini, Modena 2012, pp. 79-91.
Laura Montedoro (a cura di), La città razionalista. Modelli e frammenti. Urbanistica e architettura a Modena, 1931-1965, Rfm, Modena 2004.
Giancarlo Silingardi e Alberto Barbieri, Enciclopedia modenese, vol. 16, PED-QUI, Il Segno editrice, San Pietro in Cariano 1994, pp. 95-96.
Rubes Triva, Terenzio Ascari, Mario Alberto Pucci: parlamentare amministratore pubblico urbanista, in «Rassegna di storia dell’Istituto storico della Resistenza e di storia contemporanea in Modena e Provincia», VIII, 7, ott. 1988, pp. 219-26.
Senato della Repubblica – I Legislatura 1948-1953, Mario Alberto Pucci, url: http://www.senato.it/leg/01/BGT/Schede/Attsen/00007312.htm (visualizzato il 27 mar. 2018).