Alessandro Coppi (Modena, 9 luglio 1894 – Modena, 30 agosto 1956)

Protagonista della storia del cattolicesimo democratico del Novecento, antifascista e giornalista, Alessandro Coppi è stata una figura di primo piano nella politica locale e nazionale.

Nasce a Modena nel 1894, primogenito dei dodici figli di Giuseppe e Maria Parenti, appartenenti alla borghesia cattolica geminiana. Compiuti gli studi liceali, nel 1912 si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Modena, dove si sarebbe poi laureato solo dieci anni dopo, a causa dello scoppio della guerra e del crescente impegno politico. Già nel 1912, in occasione del terzo congresso dei cattolici dell’Appennino modenese, gli viene assegnato l’incarico di realizzare un giornale destinato al nascente movimento popolare: «Il Frignano». Ripresa la carriera giornalistica e l’attività politica alla fine della Grande guerra, nel 1919 Coppi diviene segretario del neonato Partito popolare provinciale, che raccoglie grandi consensi in particolare nei comuni montani. Riconfermato segretario nel 1921 e nel ’22, la sua attività è sempre più ostacolata dall’emergere dello squadrismo fascista, le cui azioni violente e intimidatorie non risparmiavano sindacalisti e attivisti cattolici. Nell stesso periodo la componente democratica del Ppi perde progressivamente peso politico, sostituita quella più accomodante nei confronti del Pnf: lo stesso Coppi nel 1923 viene sostituto nella carica di segretario provinciale e perde il controllo de «Il Frignano». Egli continua tuttavia a portare avanti la propria militanza politica dalle colonne del settimanale «La voce popolare», fondato nel marzo 1924, finché i frequenti sequestri e boicottaggi da parte fascista non lo costringono a interrompere le pubblicazioni nel settembre 1925. La promulgazione delle Leggi eccezionali del 1926 metterà fine all’ormai debole attività dei partiti d’opposizione. Schedato come sovversivo nel Casellario politico, Coppi è costretto all’inattività politica: durante il Ventennio si dedica principalmente all’avvocatura, ma rimane punto di riferimento per i cattolici democratici modenesi. All’indomani della caduta del fascismo, è tra i fautori di un movimento antifascista interpartitico in provincia di Modena. Per conto della neonata Dc, alla fine del 1943 col nome di battaglia “Tommaso” entra quindi a far parte del Cln, di cui viene eletto presidente, ed è attivamente coinvolto nella lotta per la liberazione fino al suo arresto, nel marzo 1945. La lunga militanza di Coppi nel Ppi, unita alla disponibilità al dialogo con le componenti “di sinistra” interne al partito, gli permette di essere per i primi anni del dopoguerra la figura di spicco nel panorama politico locale: nell’autunno 1945 viene infatti eletto presidente della federazione provinciale della Dc. Alle elezioni del 2 giugno 1946 Coppi è il primo dei candidati modenesi eletti all’Assemblea costituente con 25.316 preferenze.

Rieletto deputato nel 1948 con 30.003 voti, svolse un’intensa attività parlamentare: dal dicembre 1948 fu membro della Commissione speciale per l'esame dei disegni di legge n. 31: “Conversione complessiva di decreti legge”; dal 1949 al ’53 divenne poi segretario della V Commissione difesa, in cui erano presenti anche Gina Borellini e Mario Ricci, deputati modenesi del Pci e Bartole della Dc; infine, dal 1951 al 1953 fu presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Tra i cinque progetti di legge presentati, incentrati sul ripristino dell’energie elettrica dei Comuni montani, sull’assistenza ai coltivatori diretti, l’ampliamento del piano Ina-Casa e il riordino degli organici del Ministero della difesa, l’unica a diventare legge fu quella del 17 febbraio 1951, n. 54, “Provvedimenti per il completamento del nuovo ospedale policlinico di Modena”, che Coppi e il collega Bartole presentarono il 3 luglio 1950.

La sua attività politica si interruppe nel 1953 quando non fu più rieletto alla Camera. La nomina alla presidenza della Cassa di risparmio di Modena non valse a mitigare l’amarezza per la sconfitta subita. Da quel momento Coppi si astenne dalla vita politica, continuando però a prendere parte alle manifestazioni pubbliche del 25 aprile, ignorate dalla maggior parte dei suoi amici di partito. Morì il 30 agosto 1956 dopo una lunga malattia. Nella camera ardente fu posta accanto al feretro la bandiera del Ppi, che egli aveva gelosamente custodito per tutto il periodo fascista.

Riferimenti
Archivio centrale dello Stato, Roma, “Casellario politico centrale”, b. Alessandro Coppi.

Pietro Alberghi, «La voce popolare». L’ultimo foglio pubblico dell’antifascismo modenese 1924-1925, Istituto storico di Modena sd., opuscolo

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Alessandro Coppi: l'impegno di un modenese. Cattolico, democratico, antifascista, protagonista nelle istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza, Ufficio grafica e stamperia del Comune, Modena 2006.

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Camera dei deputati – Portale storico, Alessandro Coppi, url: http://storia.camera.it/deputato/alessandro-coppi-18940709#nav (visualizzato il 13 mar. 2018).

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