In occasione del Giorno della memoria 2018 pubblichiamo un documento interessante, la genealogia e il profilo storico della famiglia ebrea dei Guastalla, che ebbe un ruolo importante a Modena. In particolare, ricordiamo così l'ingegnere Eugenio Guastalla, uno degli ebrei modenesi uccisi nelle camere a gas di Auschwitz.
Eugenio Guastalla pubblicò il libro nel 1942, all'età di settant'anni, allo scopo di esaltare l'italianità della propria famiglia.
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Eugenio Guastalla 1866-1944
Nasce a Modena il 5 ottobre 1866, da Israele e Clotilde Diena, coniugato con Ottavia Benedetti, ingegnere, possidente agrario. Il padre, Israele, è consigliere comunale a Modena nel biennio 1859-1860 e soprattutto uno dei protagonisti nella nascita della rete ferroviaria italiana.
Nel 1920 Eugenio è tra i fondatori dell’Associazione ‘Ordine e Libertà’, che raggruppa agrari e industriali con lo scopo di contrastare il movimento socialista e l’egemonia sindacale nel mondo del lavoro. Nel 1920 diventa presidente della Cantina sociale di Formigine. Tale ruolo è significativo perché caratterizza l’impegno nel rinnovamento dell’agricoltura e delle produzioni ad essa legate di una parte della comunità ebraica modenese: è il caso, ad esempio, di Gino Friedmann, fondatore di quella di Nonantola nel 1913. Sempre a Formigine è dal 1923 al 1929 presidente della Congregazione di carità. Dal 1923 è direttore della Sefta, e nel 1927 elabora un progetto di trasformazione ed elettrificazione delle ferrovie provinciali che sarà accolto e realizzato. Il 30 novembre 1934 partecipa, quale rappresentante della Cantina di Formigine, alla fondazione dell’Associazione provinciale delle Cantine sociali modenesi.
Dopo l’introduzione delle leggi razziali il figlio Enzo presenta domanda di discriminazione per sé e per i genitori, per essere così esentati da queste nuove norme. Enzo, ingegnere pure lui, volontario di guerra, è iscritto al Partito nazionale fascista dal 1920, ha partecipato alla ‘Marcia su Roma’, ha fatto parte del Direttorio del Fascio di Modena, è membro della Giunta provinciale amministrativa, è iscritto alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale dalla fondazione col grado di Seniore ed è, infine, sposato con rito cattolico con Maria Ferrari Amorotti (e il figlio Franco è battezzato in Chiesa). Eugenio invece non risulta iscritto al partito, e il Prefetto scrive che «fece parte in passato della Massoneria, ma in questi ultimi tempi si è orientato verso il Fascismo». Infine, in considerazione delle «benemerenze patriottiche e fasciste» del figlio, viene accordata a tutti e tre la discriminazione.
Dopo l’8 settembre 1943 Eugenio Guastalla si rifugia a Formigine per sfuggire alla cattura da parte della polizia italiana e tedesca. Nel gennaio del 1944 la sua azienda agricola di Casinalbo viene sequestrata dalla Prefettura e, assieme ad altre proprietà di ebrei, data in gestione ad un amministratore fascista.
Catturato dalla polizia italiana il 5 luglio 1944, viene portato nel campo di concentramento di Fossoli. Un tentativo di impedire la sua deportazione è messo in atto dalla questura di Modena (dove operava Francesco Vecchione, capo di gabinetto del questore, e salvatore di decine di ebrei modenesi), che si appella alla legge italiana che esclude dall’invio nei campi di concentramento gli ebrei di età superiore ai settant’anni o ammalati gravi. La risposta del comandante della Sicheheitpolizei (Polizia di sicurezza) di Bologna è che la deportazione avveniva «non in rapporto all’ordinanza italiana, ma in seguito [ad una sua] specifica e speciale istruzione [e che era sua] facoltà dare in casi speciali nell’interesse stesso e sveltimento del servizio generale». Insomma, le leggi italiane non valevano nulla, ed era ‘interesse speciale’ dei nazisti deportare un ebreo quasi ottantenne!
Eugenio Guastalla è deportato da Verona ad Auschwitz il 2 agosto 1944 (quindi è uno degli ultimi a lasciare il campo di Fossoli, chiuso proprio in quei giorni) con il convoglio ferroviario n. 14. È ucciso nelle camere a gas di Auschwitz al suo arrivo nel campo di sterminio, il 6 agosto 1944. È ricordato nella lapide che è esposta nell’atrio principale della Cantina sociale di Formigine, e nella lapide commemorativa degli ebrei modenesi uccisi nei campi di sterminio esposta nell’ingresso della Sinagoga di Modena.
Claudio Silingardi, Istituto storico di Modena