Il Ventennio fascista

La prima guerra mondiale, terminata nel 1918, lasciò in Europa una profonda crisi economica e sociale e in quel contesto si fecero sempre più aspre le lotte sociali.

Alle elezioni del 1919 il partito più votato fu quello Socialista (da cui nel 1921 si separerà il Partito Comunista), secondo fu il Partito Popolare (fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo, che portò al coinvolgimento diretto dei cattolici nella vita politica italiana).

Nel 1919 nacquero anche i Fasci di combattimento, ad opera di Benito Mussolini, che si collocarono a sinistra, chiedendo radicali riforme sociali, ma ben presto si distinsero per l’aggressività verbale e la violenza. Fu soprattutto nel corso del 1920 che si formarono le squadre d’azione delle “camicie nere” fasciste, tristemente famose per le spedizioni punitive contro socialisti e organizzazioni contadine. Questo squadrismo, tollerato e per nulla ostacolato dalla polizia e dai poteri pubblici, si diffuse anche nelle città e fu utilizzato da Mussolini per fare pressioni politiche e affermare il partito da lui fondato nel novembre 1921, il Partito nazionale fascista PNF.

Il fascismo trovò consensi soprattutto nella media borghesia, che vedeva in esso l’unico strumento per fermare i sindacati e i partiti di sinistra. La classe dirigente cercò un’alleanza con il PNF per sconfiggere le sinistre. Ma Mussolini compì una sorta di colpo di stato: il 24 ottobre 1922, migliaia di camicie nere marciarono su Roma e Mussolini ottenne dal re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare un nuovo governo. Dopo aver modificato la legge elettorale in senso fortemente maggioritario, Mussolini indisse elezioni nel 1924, nelle quali, dopo una campagna elettorale segnata da violenze, ottenne la maggioranza assoluta. Il 30 maggio il deputato socialista Giacomo Matteotti, durante una seduta alla Camera, denunciò le violenze e i brogli elettorali; il 10 giugno Matteotti fu rapito e ucciso; il governo di Mussolini sembrò in difficoltà, nel paese molte furono le proteste, ma poi il 3 gennaio 1925 in un discorso alla Camera Mussolini si assunse la responsabilità di quanto accaduto: fu l’inizio della dittatura fascista.

Nel corso del 1925 vennero varate le “leggi fascistissime” che portarono alla creazione di un regime totalitario: partito unico, al capo del governo anche potere legislativo, stampa sottoposta a censura, ampi poteri all’OVRA (Opera per la Vigilanza e la Repressione dell’Antifascismo). Per il fascismo si parla però di totalitarismo imperfetto, perché il controllo dello Stato da parte del fascismo era limitato dalla presenza della monarchia.

Il regime fascista si impegnò nella creazione del consenso: vennero fascistizzate le istituzioni come la scuola e l’università, furono create organizzazioni sportive e per il dopolavoro e furono controllati tutti i mezzi di comunicazione di massa, cioè radio e cinema (Mussolini creò l’Istituto Luce). Il punto di arrivo della mentalità antidemocratica del fascismo furono le leggi razziali varate nel 1938.