Marco: soldati allo sbando

Molti sono gli sbandati reduci da lontani luoghi e quà e là giunti attraversando sofferenze e peripezie

(Cronaca Pedrazzi, 16 settembre 43) 


[Il solido, allestito alla stazione ferroviaria, è dedicato a Marco Guidelli Guidi, generale dell’esercito, poi comandante militare della resistenza modenese]


L’8 settembre 1943, con l’annuncio dell’armistizio, l’esercito tedesco occupa rapidamente l’Italia, mentre il re e il governo fuggono verso il Sud liberato lasciando l’esercito e il Paese allo sbando. Non pochi sono i casi di resistenza, come a Cefalonia, dove la divisione Acqui decide di resistere contro l’ex alleato.

La mancata preparazione alla inevitabile reazione nazista ha come conseguenza lo sfaldamento dell’esercito italiano. Sui vari fronti di guerra molti militari italiani vengono catturati dai nazisti e trasferiti come Internati Militari, in campi di prigionia in Germania o in Polonia.  Chi non viene catturato prova a rientrare nella propria città, spesso senza riuscirvi. Ovunque gli antifascisti, ma anche le persone comuni, si adoperano per aiutare i soldati nel loro viaggio verso casa. Con la nascita della Repubblica Sociale sono obbligati a scegliere: arruolarsi con i nazifascisti nella milizia repubblicana o darsi alla clandestinità. Per molti di questi è l’inizio dell’esperienza partigiana.

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