Figura di riferimento per braccianti e mezzadri, Olinto Cremaschi ha saputo svolgere con coerenza e determinazione un ruolo importante prima nella lotta antifascista e nella Resistenza e, successivamente, nella riforma agraria del dopoguerra.
Nato a Limidi nell’agosto 1899 da una famiglia di mezzadri, Cremaschi comincia presto lavorare in campagna e, insieme ai fratelli, si avvicina agli ideali socialisti. Dopo essersi iscritto al sindacato contadino, nel 1921 diviene segretario della sezione di Soliera del Psi. Al congresso di Livorno del 1921 è tra i delegati sostenitori della mozione della frazione comunista, dando successivamente vita, accanto ad altri giovani comunisti, alla sezione del Pcd’I di Soliera. Sono gli anni in cui l’attività politica delle sinistre è sempre più ostacolata dal dilagare del fascismo, contro il quale Cremaschi promuove nel 1922 una manifestazione di protesta, in seguito all’assalto squadrista alla sede del Psi solierese. Nonostante le intimidazioni e le aggressioni di cui è vittima, promuove un’efficace e fitta rete clandestina nella zona di Carpi e alla fine degli anni ’20 ricopre incarichi di punta nel partito comunista clandestino, occupandosi soprattutto dei lavoratori della terra e della diffusione di materiale propagandistico. In seguito a una delle più vaste operazioni di polizia del Ventennio, il 6 novembre 1930 Cremaschi e buona parte della dirigenza comunista locale vengono arrestati. Nonostante la condanna a cinque anni e cinque mesi, Cremaschi viene liberato nel novembre 1932, in seguito all’amnistia del decennale, e riprende subito il proprio posto nella lotta antifascista, fino al nuovo arresto nel ’33. Viene condannato a quattro anni, ridotti a due in Appello, di confino nell’isola di Ponza. Per aver violato le norme per i confinati politici subisce inoltre una condanna a dieci mesi di carcere a Napoli. Il 10 luglio 1936, scaduta la pena, ritorna in libertà. Entra quindi nel comitato federale provinciale del partito comunista come responsabile della politica agraria, incarico da lui conservato sino alla Liberazione. Caduto il fascismo, tra il settembre e il dicembre 1943, Cremaschi e altri partigiani organizzano la fuga verso la Svizzera di alcuni prigionieri inglesi, evasi dal Campo 47 di Modena. Come responsabile della politica agraria, si batte per il rafforzamento e l’ampliamento delle competenze dei Comitati di difesa dei contadini. Particolarmente efficaci sono le azioni – tanto coraggiose quanto pericolose – volte a occultare i prodotti destinati alle requisizioni, come grano e formaggi: Cremaschi tuttavia si impegna affinché le esigenze di sopravvivenza e di sicurezza dei contadini siano tenute sullo stesso piano di quelle della lotta per la liberazione. Terminata la guerra, Cremaschi viene eletto segretario della Federterra, battendosi in favore del miglioramento delle ripartizioni dei prodotti per i mezzadri e perché questi ultimi e i braccianti vedano negli agrari la comune controparte. Portare avanti queste battaglia non è tuttavia compito semplice, e per i contrasti politici interni al sindacato e per la stessa struttura agraria modenese, dove i braccianti avevano sempre avuto come diretti interlocutori i mezzadri o i piccoli coltivatori diretti più che gli agrari. Il 12 settembre 1946 Cremaschi lascia la segreteria di Federterra, essendo stato eletto nell’Assemblea Costituente in sostituzione del dimissionario Alfeo Corassori: inizia così la sua avventura politica, durata fino alla II Legislatura.
Con 70.567 preferenze, Cremaschi fu eletto alla Camera nelle elezioni del 1948 per la Circoscrizione di Parma, secondo tra i candidati modenesi del Fpd. Nel suo primo mandato fu membro della IX Commissione Agricoltura e foreste – alimentazione e della Commissione speciale per l'esame della proposta di legge Fadda ed altri n. 1513. Dagli atti parlamentari emerge un’attiva partecipazione ai lavori: nei suoi sessantuno interventi fatti tra il 1948 e il ’53, Cremaschi affrontò numerose questioni nel settore agricolo e previdenziale, dedicando particolare attenzione alla propria terra d’origine. Si spese per il miglioramento delle condizioni lavoro dei mezzadri; per l’abolizione del dazio sul vino; intervenne in difesa della denominazione d’origine del parmigiano-reggiano; si batté contro i provvedimenti della pubblica sicurezza ai danni dei manifestanti e delle amministrazioni locali della zona di Modena. Delle sette proposte di legge da lui avanzate, riuscì a fare approvare la proroga dei contratti agrari di affitto dei fondi rustici, mezzadria, colonia parziaria e compartecipazione (l. 25 giugno 1949, n. 353), proposta dall’on. Scappini del Pci.
Attraverso gli uffici di permanenza deputati Cremaschi continuò a mantenere saldo il contatto coi cittadini, le cui richieste e pratiche venivano poi portate all’attenzione degli altri parlamentari. Lasciato Montecitorio nel 1958, Cremaschi ricoprì la carica di presidente della Alleanza cooperative modenesi e fu membro del Consiglio della Centrale del latte di Modena; fu inoltre attivo presso l’Associazione Nazionale perseguitati politici e presso l’Anpi. Dal 1966 al 1970 fu poi presidente dell’Alleanza provinciale dei contadini.
Morì a Soliera il 31 agosto 1974, al tramonto del mondo – quello dei mezzadri e dei braccianti – per il quale aveva speso tutto il proprio impegno politico e sindacale.
Riferimenti
Archivio centrale dello Stato, Roma, “Casellario politico centrale”, b. Olinto Cremaschi
Archivio Istituto storico Modena, Fondo Cremaschi (1911-1987), n. 35.
Archivio Istituto storico di Modena, Fondo Anppia, b. 60, fasc. 11.
Camera dei Deputati – Portale storico, Olindo Cremaschi, ulr: http://storia.camera.it/deputato/olindo-cremaschi-18990817 (visualizzato il 23 mar. 2018).
Simonetta Carolini e Adriano Dal Pont, L’Italia al confino, vol. III, La Pietra, Milano 1982, p. 935.
Fronte democratico popolare, Candidati modenesi al Parlamento. Per la pace la libertà il lavoro, Arti grafiche modenesi, s.d.
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