Come raccontare un’istituzione culturale attiva in provincia di Modena da settant’anni, che nella sua storia ha organizzato migliaia di iniziative pubbliche o attività rivolte alla scuola, ha pubblicato decine e decine di libri, conservato la memoria della società civile raccogliendo e ordinando archivi collettivi e privati? Lo facciamo scegliendo settanta eventi tra i più rilevanti che, nel loro insieme, possono dare l’idea di quale è stato il ruolo dell’Istituto nella società modenese dagli anni Cinquanta ad oggi.
di Claudio Silingardi
1950, 18 novembre | Nasce l’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia
Soci promotori sono gli antifascisti e partigiani Franco Bellei, Ferruccio Bertesi, Arrigo Boccolari Segolini, Alfeo Corassori, Gino Guglielmi, Ennio Pacchioni, Sauro Sintini, Arnaldo Zanuccoli. Presidente è nominato Ennio Pacchioni, vicepresidente Adelmo Bellelli. La sede dell’Istituto è fissata nell’ufficio del sindaco di Modena Alfeo Corassori, e qui rimane fino al 1958. Primo istituto a carattere provinciale a costituirsi in Italia, il 28 gennaio 1951 chiede l’adesione all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, fondato e presieduto da Ferruccio Parri.
1951 | In difesa del Sacrario dei caduti partigiani della Ghirlandina
L’Istituto è incaricato dal Comune di Modena di seguire dal punto di vista culturale e scientifico l’azione per impedire la rimozione del Sacrario dei caduti partigiani dalla torre Ghirlandina, ottenuta da un gruppo di cittadini contrari alla sua collocazione nel monumento storico più caratteristico della città. A favore della rimozione intervengono anche ministeri e Soprintendenza, ma la contrarietà dei parenti dei caduti e una tattica dilatoria consentono di superare gli anni di maggiore contrapposizione tra autorità statali e comunali, e il Sacrario mantiene la sua ubicazione.
1954, 21 marzo | Nasce a Modena l’Istituto per la storia del movimento di liberazione in Emilia
Su probabile sollecitazione di Ferruccio Parri, l’Istituto di Modena si fa promotore della costituzione di un Istituto emiliano, sul modello di quelli già attivi in Piemonte, Liguria e Lombardia. Una ventina di esponenti della Resistenza provenienti da Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza approvano lo statuto, e nominano presidente Ennio Pacchioni, vicepresidenti il parmense Mario Bocchi e il reggiano Guerrino Franzini, segretario Franco Bellei. Solo dai primi anni Sessanta si costituiranno altri istituti provinciali e nascerà finalmente, nel 1963, la Deputazione per l'Emilia e la Romagna per la storia del movimento della Resistenza e della guerra di Liberazione, poi Istituto regionale Parri.
1955, 8-9 dicembre | La prima manifestazione nazionale della Resistenza nei campi di concentramento
Promossa dal Comune di Carpi, Comune di Modena, Amministrazione provinciale, Aned, Comunità ebraica, associazioni partigiane, Istituto storico la manifestazione che si svolge a Carpi e Fossoli nel decennale della fine della guerra costituisce il primo momento pubblico in Italia di ricordo della deportazione, declinata in quel momento prevalentemente come deportazione politica. Tra i momenti più significativi, l’inaugurazione di una grande mostra sulla deportazione dall’Italia.
1955-1961 | Lo straordinario successo della mostra sulla deportazione italiana
Il Comitato organizzatore della manifestazione di Fossoli prima di sciogliersi dona all’Istituto sia le sue carte sia il materiale utilizzato per realizzare la mostra fotografica sulla deportazione dall’Italia. L’Istituto realizza più copie di questa mostra che viene allestita nel giro di pochi anni in oltre quaranta città italiane, documentando per la prima volta ai cittadini la realtà del sistema concentrazionario nazista. Momento più alto la data di Torino, in occasione del congresso dell’Associazione dei deportati politici, quando per rispondere alle perplessità di una studentessa che era andata in visita alla mostra, Primo Levi parla pubblicamente per la prima volta di deportazione su La Stampa.
1957-1958 | Nasce l’archivio storico dell’Istituto
Con il deposito dei primi fondi archivistici – in particolare quello delle brigate partigiane fino a quel momento conservato dalla Federazione modenese del PCI – l’Istituto inizia a svolgere la funzione di struttura di conservazione. Nel marzo 1957 sono nominate una commissione per la "Ricerca di documenti e materiale vario e per il reperimento di fondi documentari" e una commissione "per l'Archivio" (ed è formata anche una Commissione biblioteca). Principali protagonisti di questa fase sono Ilva Vaccari, già esponente del socialismo democratico modenese e storica della Resistenza, e Filippo Valenti, dal 1960 direttore dell'Archivio di Stato di Modena. Tale lavoro è reso possibile dall’assegnazione da parte del Comune di Modena di una sede autonoma, in Corso Canalgrande 58/60 a Modena, inaugurata nel 1958.
1960 | Prende il via l’attività editoriale
Nel 1960 l’Istituto dà inizio alla sua attività editoriale, dando alle stampe la rivista Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia. Ne usciranno dieci numeri, l’ultimo nell’aprile 1969. Oltre alla rivista, esce il volume di Ilva Vaccari Villa Emma. Un episodio agli albori della resistenza modenese nel quadro delle persecuzioni razziali, il primo studio sul salvataggio dei bambini e ragazzi ebrei rifugiati a Nonantola. Con questo volume è inaugurata la serie i ‘Quaderni’: tra il 1960 e il 1984 usciranno dodici volumi. Nello stesso anno l’Istituto si trasferisce nella sede di via Modonella 19, dove rimane fino al settembre 1963, quando si sposta in via Falloppia 45.
1961, 9-11 maggio | Le proteste contro una manifestazione fascista
In un clima di mobilitazione che ancora risente e richiama quanto accaduto a Genova e Reggio Emilia l’anno precedente, si svolgono a Modena delle manifestazioni di protesta contro un congresso indetto dall’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. L’Istituto è tra i promotori della mobilitazione e, per l’occasione, riallestisce a Modena la mostra sui campi di concentramento nazisti, che viene visitata da quasi 30.000 persone, metà delle quali studenti.
1963-1964 | I primi corsi di aggiornamento per insegnanti
Il 5 febbraio 1963 inizia il corso per insegnanti elementari su «Le vicende storiche nell'ultimo cinquantennio e le odierne esigenze dell’educazione morale e civile», promosso dall’Istituto in collaborazione con il Centro didattico nazionale di Firenze, con l’adesione dell’Università di Modena, del Provveditorato agli studi, dell’Amministrazione provinciale e dell’Istituto per la storia dei Risorgimento. È il primo corso per insegnanti promosso dall’Istituto, vi partecipano 112 maestri. In realtà, l’Istituto aveva iniziato a sollecitare il mondo della scuola già alla fine degli anni Cinquanta: nel 1958 aveva diffuso nelle scuole un opuscolo per chiedere un corretto insegnamento della storia della Resistenza, e nel 1961 aveva inviato una circolare ai presidi sempre sullo stesso tema. La positiva esperienza del corso induce l’istituto a promuovere nel 1964 un secondo corso, ora rivolto agli insegnanti delle superiori, sul tema «Le vicende storiche dell’ultimo cinquantennio». Partecipano oltre 130 docenti. Da questo biennio la formazione degli insegnanti diventa uno degli assi centrali dell’attività dell’Istituto.
1965 | Inaugurata la tomba-monumento di Pio Donati e Francesco Luigi Ferrari
In vista del ventennale della Resistenza nei primi anni Sessanta l’Istituto sollecita in rientro a Modena delle salme di Pio Donati e Francesco Luigi Ferrari, morti durante la dittatura fascista all’estero per le violenze subite. Nel 1965 è inaugurata la loro tomba-monumento. Essendo il primo ebreo e il secondo cattolico, viene trovata una soluzione originale per non separarli: seppellito uno nel cimitero ebraico, l’altro in quello cattolico, il muro di separazione viene aperto per creare una grande finestra che mette in comunicazione le due tombe. In questo periodo l’Istituto è molto attivo nel segnalare e sollecitare l’intitolazione di vie ad antifascisti, partigiani e paesi colpiti da stragi.
1967 | La “Cronaca dell’occupazione nazifascista a Modena”
La famiglia di Adamo Pedrazzi, reggente dell'Archivio Storico comunale durante la Seconda guerra mondiale, decide di depositare presso l’Istituto una copia della “Cronaca dell’occupazione nazifascista a Modena 1943-1945”, da lui redatta giornalmente tra l’8 settembre 1943 e il 30 aprile 1945. La Cronaca, in tre volumi, è inoltre corredata da sette volumi di documenti originali reperiti in vario modo da Pedrazzi e dai suoi collaboratori dell’Archivio comunale.
1968 | Biblioteca ed Emeroteca
La Giunta comunale di Modena delibera di acquistare per la biblioteca dell’Istituto storico l’intero catalogo “Feltrinelli Reprint”, che comprende numerose riproduzioni di opere da tempo esaurite e introvabili. È una delle prime manifestazioni concrete della volontà del Comune, espressa già nel 1962, di potenziare la biblioteca dell’Istituto come biblioteca di storia contemporanea. Negli stessi mesi Lorenzo Bossetti deposita presso l’Istituto la collezione de La Gazzetta dell’Emilia dal 1920 al 1962. La biblioteca dell’Istituto in quel momento era costituita da un migliaio di libri, con gli incrementi realizzati nel corso degli anni Settanta arriva ad avere alla fine del decennio 4.475 volumi. Nel 1974 i libri, fino a quel momento consultabili solo in sede, sono ammessi al prestito.
1973 | Inaugura il Museo monumento al deportato politico e razziale di Carpi
Con una manifestazione nazionale che concentra a Carpi 40.000 persone, viene inaugurato il Museo monumento al deportato politico e razziale, esito di un percorso iniziato nel 1962, quando viene costituito un comitato promotore del quale fa parte anche l’Istituto.
1974 | Giacomo Ulivi
L’Istituto dà alle stampe la prima raccolta delle lettere del giovane partigiano parmense Giacomo Ulivi, ucciso a Modena il 10 novembre 1944. In collaborazione con l’Istituto di Parma inizia l’opera di valorizzazione delle riflessioni etiche e civili di questo studente universitario, capace di profonde riflessioni sull’impegno dei giovani in quel contesto storico.
1976 | Il convegno su Italia-Alleati
In occasione del trentennale l’istituto promuove diverse iniziative e allestisce la mostra Modena dal fascismo alla liberazione 1919-1945, che colloca la storia della Resistenza nella storia più generale della dittatura fascista e della guerra. L’anno successivo promuove un convegno nazionale dedicato al tema Italia e Alleati, che costituisce il primo convegno scientifico promosso dall’Istituto. Sempre nel 1976 l’Istituto si trasferisce nella nuova sede di via Cesare Battisti 12.
1977, 31 gennaio | La legge regionale di riconoscimento degli Istituti
A dieci anni di distanza dal riconoscimento dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia con la legge n. 3 del 16 gennaio 1967, viene approvata dalla Regione Emilia-Romagna la legge n. 7, «Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale dell’antifascismo», che consente di sostenere la realtà degli Istituti presente in regione.
1979 | Inaugura il Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino
Con la cura scientifica dell’Istituto viene aperto il Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino. Un nuovo riallestimento del museo viene inaugurato nel 1994 alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, e sono aggiunte altre due sale nel 1996. Nel corso degli anni, in collaborazione con il Comune di Montefiorino sono realizzate diverse pubblicazioni: Angela Remaggi, Claudio Silingardi, Carlo Federico Teodoro, Le montagne della libertà. Immagini per la storia della Repubblica partigiana di Montefiorino nel 1994, Paolo Battaglia, Claudio Silingardi, Obiettivo Montefiorino. Fotografie di Olimpio e Aldo Corti (1910-1975) nel 2004, Claudio Silingardi, Guida storica del Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino nel 2005, Serena Lenzotti, La zona libera di Montefiorino. Luoghi della Resistenza nell’Appennino modenese-reggiano nel 2009.
1981 | Riprende la pubblicazione della rivista
Dopo poco più di un decennio, l’Istituto ricomincia a pubblicare una propria rivista, con il nome di Rassegna di storia dell’istituto storico della resistenza in Modena e provincia, con l’obiettivo di consolidare una rete di giovani collaboratori che si erano avvicinati all’Istituto. La rivista esce per 13 numeri, fino all’aprile 1993. L’anno successivo esce il primo numero di Rassegna di storia contemporanea il cui titolo testimonia la precisa volontà di allargare gli interessi storiografici e culturali dell’Istituto all’intera storia del Novecento. Ne escono nove numeri fino al 1998.
1983-1988 | Prosegue l’attività di formazione degli insegnanti
Negli anni Ottanta prosegue l’attività di formazione degli insegnanti, con corsi di aggiornamento molto frequentati e che per tale ragione si svolgono in sale molto ampie, come la sala conferenze dell’Istituto Barozzi o l’Aula magna dell’Accademia militare. Inizia anche la collaborazione con il Centro documentazione educativa del Comune di Modena, nato nel 1982, che si trasformerà nel 2004 in Memo-Multicentro educativo.
1985 | La mostra sulla deportazione
Nell’ottobre 1985 viene allestita a Carpi una importante mostra curata da Enzo Collotti e Patrizia Dogliani, Arbeit macht frei. Storia e memoria della deportazione. La mostra sarà poi riproposta in altre realtà.
1987-1988 | La guerra di Spagna
In occasione del cinquantenario della guerra civile spagnola l’Istituto sviluppa alcune ricerche sul contributo dei combattenti modenesi nelle brigate internazionali e in quelle anarchiche, che confluiscono in un numero speciale della Rassegna di storia n. 6-1987. Il 18 novembre 1988 organizza a Modena una mostra fotografica documentaria sulla guerra di Spagna.
1987 | Il cambio del nome e le convenzioni con i Comuni
Il 9 maggio 1987 l’Istituto modifica lo statuto e cambia la denominazione in «Istituto storico della resistenza e di storia contemporanea di Modena e provincia». La trasformazione in istituto di storia contemporanea sollecita anche un cambiamento nel rapporto con i Comuni, considerato che fino a quel momento l’Istituto era stato sostenuto prevalentemente dal Comune di Modena e dall’Amministrazione provinciale. Viene proposta una nuova forma di collaborazione, centrata sulla stipula di una convenzione che definisce i servizi offerti dall’Istituto in cambio del contributo economico. Alla fine del decennio risultano convenzionati all’Istituto 41 Amministrazioni comunali su 47.
1987 | Il Centro di documentazione per la storia contemporanea
Nel 1987 l’Istituto costituisce al proprio interno il Centro di documentazione per la storia contemporanea, con l’obiettivo di effettuare il censimento di tutti i fondi documentari, bibliografici e visivi esistenti in provincia. Grazie a finanziamenti della Regione Emilia-Romagna è possibile creare una struttura costituita da alcuni ricercatori, che riescono a censire centinaia di nuclei documentari in tutta la provincia. Nel 1994 esce il volume a cura di Franca Baldelli, Gli archivi parrocchiali della provincia di Modena. Censimento, che rappresenta l’esito più rilevante del lavoro svolto, seguono poi nel 1994 e nel 1997 volumetti dedicati agli archivi di Campogalliano e Formigine.
1988 | Il cinquantenario delle leggi razziali
Il 24 novembre l’Istituto organizza un convegno in collaborazione con la Comunità ebraica di Modena sul cinquantenario delle leggi razziali fasciste. Gli atti sono pubblicati sul numero 8-1989 della rivista dell’Istituto. Il 29 novembre, il Comune di Modena dedica una targa a ricordo del suicidio dell’editore modenese Angelo Fortunato Formiggini.
1990 | I processi ai gerarchi repubblichini
Esce il volume di Rolando Balugani, La Repubblica sociale italiana a Modena. I processi ai gerarchi repubblichini. Autore e Istituto sono chiamati a processo per diffamazione dal figlio del vice podestà di Zocca (dove nel 1944 la GNR aveva impiccato 20 persone tra cui il padre e due zii di Balugani), ma la vicenda si conclude positivamente con il riconoscimento da parte del Tribunale della fondatezza della ricerca svolta.
1991, 28-29 novembre | Il convegno sul regime fascista a Modena
L’Istituto promuove un importante ricerca sul rapporto tra il regime fascista e la società modenese, affidando studi originali a una quindicina di giovani studiosi. I saggi frutto delle ricerche, presentate in un pubblico convegno il 28-29 novembre 1991, sono stati pubblicati nel volume curato da Lorenzo Bertucelli e Stefano Magagnoli, Regime fascista e società modenese. Aspetti e problemi del fascismo locale (1922-1939).
1993 | La nuova sede di via Luosi
La sede di via Cesare Battisti, pur centrale e prestigiosa, si dimostra con il passare degli anni sempre più inadeguata per le attività dell’Istituto, in particolare per la gestione degli spazi destinati ad archivio e biblioteca. La ricerca di una nuova sede vede impegnata soprattutto Paola Manzini, vicepresidente della Provincia di Modena, che individua la soluzione in una palazzina di due piani collocata all’interno dell’area del plesso scolastico dell’Istituto Fermi.
1993 | Arriva l’archivio della Camera confederale del lavoro di Modena
Nel 1993 è formalizzata la convenzione tra Cgil di Modena e l’Istituto storico della Resistenza per la gestione dell’archivio storico dell’organizzazione sindacale, che viene trasferito nella sede dell’istituto. È una delle prime e più durature collaborazioni a livello nazionale tra Istituti storici e Camere del lavoro per la valorizzazione degli archivi sindacali. Il fondo conserva carte relative all’attività della Camera confederale del lavoro di Modena, delle diverse categorie, di alcune Camere del lavoro comunali e della Federazione Cgil-Cisl-Uil per il periodo 1944-1976. Sono poi presenti una biblioteca sindacale con oltre 2.200 volumi, migliaia di opuscoli, centinaia di contratti di lavoro, 16.000 fotografie, migliaia di manifesti, duecento bandiere storiche.
1996 | Inaugura il Memorial Santa Giulia a Monchio
Viene inaugurato il Memorial Santa Giulia a Monchio. Il progetto nasce da un’idea dello scultore Italo Bortolotti per realizzare un memorial a ricordo della Resistenza alle pendici di Monte Santa Giulia. Il Comitato promotore è costituito il 10 ottobre 1988, ed è formato dall’Amministrazione provinciale, dai Comuni della zona libera di Montefiorino, dalle tre associazioni partigiane e dagli istituti di Modena e Reggio Emilia. L’Istituto di Modena assume il coordinamento operativo dell’Intero progetto.
1996 | Nasce la Fondazione ex campo Fossoli
Su iniziativa del Comune di Carpi e dall'Associazione Amici del Museo Monumento al Deportato nasce la Fondazione ex campo Fossoli, che assume la gestione dei due importanti luoghi di memoria presenti nel territorio comunale, il Museo monumento al deportato e l’ex campo di prigionia e transito di Fossoli. L’istituto diventa uno dei principali interlocutori, promuovendo iniziative, pubblicazioni, mostre. Di rilievo la mostra curata nel 2005 da Marzia Luppi e Elisabetta Ruffini, con relativo catalogo, Immagini dal silenzio. La prima mostra nazionale dei lager nazisti attraverso l'Italia 1955-1960, e la mostra permanente nella baracca recuperata dell’ex campo di concentramento di Fossoli, inaugurata l’8 settembre 2007. L’Istituto collabora poi alla formazione degli insegnanti che partecipano ai viaggi della memoria ad Auschwitz, che la Fondazione promuove ogni anno con la partecipazione di centinaia di studenti.
1997 | Arriva l’archivio della Federazione modenese del Pci
Nel luglio 1997 viene firmata una convenzione tra Istituto e Partito democratico della sinistra per il deposito presso l’Istituto dell’archivio della Federazione modenese del Partito comunista italiano, un archivio fondamentale per la storia di Modena nella seconda metà del Novecento. Dopo lo scioglimento dei Democratici di sinistra, la proprietà dell’archivio e di quelli del PDS e dei DS passa alla Fondazione Modena 2007, che nel 2012 rinnova la convenzione con l’Istituto, estendendola anche agli archivi PDS e DS, che sono trasferiti nella sede dell’Istituto.
1998, giugno | Cambio generazionale alla presidenza
Sotto il forte impulso di Sergio Rossi e di altri dirigenti ex partigiani, diventa presidente dell’Istituto Lorenzo Bertucelli, giovane ricercatore universitario. Si realizza così il cambio generazionale rispetto ai presidenti che hanno vissuto la Resistenza. Fino a quel momento, infatti, l’Istituto aveva avuto presidenti riconosciuti come partigiani: Ennio Pacchioni dal 1950 al 1978, don Nino Monari dal 1978 al 1995, Sergio Rossi dal 1995 al 1998.
1998-2006 | Una nuova storia della Resistenza a Modena
Nel 1998 esce il volume di Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, che rappresenta il primo tentativo di sintesi provinciale della Resistenza, tenuto conto sia della fase precedente della guerra fascista sia quella successiva dell’immediato dopoguerra. L’anno dopo esce il libro di Ilva Vaccari, Dalla parte della libertà. I caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese, che propone le biografie dei quasi duemila caduti della Resistenza. Un ulteriore salto di qualità si registra con l’uscita nel 2006 del volume di Claudio Silingardi e Metella Montanari, Storia e memoria della Resistenza modenese 1940-1999, che indaga anche le politiche della memoria messe in campo nella provincia modenese nella seconda metà del Novecento.
1999 | Novecento, una rivista di rilievo nazionale
Esce il primo numero di Novecento. Rassegna di storia contemporanea, che sostituisce la Rassegna di storia contemporanea. L’obiettivo, riuscito, è di realizzare una rivista che esca da una dimensione di storia locale per confrontarsi con il dibattito storiografico nazionale e internazionale. Ne escono undici numeri fino al 2005 poi, nel 2009, esce il primo numero di 900. Per una storia del tempo presente, che pur rimanendo nel solco dell’esperienza precedente, si conclude dopo solo quattro numeri nel 2010. L’esperienza delle riviste si conclude con i tre numeri dell’Annale dell’Istituto storico di Modena (con una dimensione più legata al territorio) pubblicati tra il 2010 e il 2012.
2000 | La valorizzazione della collezione di manifesti della Repubblica sociale italiana
La Fondazione Gramsci Emilia-Romagna promuove una banca dati online riguardante i manifesti politici e sociali pubblicati nel corso del Novecento, provenienti da diverse raccolte. L’Istituto è tra i primi soggetti istituzionali che aderiscono al progetto, mettendo a disposizione la propria collezione – tra le più rilevanti in Italia – di oltre 200 manifesti originali editi nel periodo della Repubblica sociale italiana dalle diverse entità del regime.
2000 | La mostra sui GuLag
In occasione del proprio cinquantesimo anniversario, l’Istituto promuove un ricco programma di iniziative culturali. L’evento che desta più scalpore è la mostra sul sistema concentrazionario sovietico che viene esposta a Carpi, visitata da oltre 20.000 persone. È anche pubblicato il catalogo: Marcello Flores, Francesca Gori (a cura di), GULag. Il sistema dei Lager in Urss.
2000 | Istituzione del Giorno della Memoria
Nel luglio 2000 viene istituito il Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. L’Istituto promuove da allora centinaia di iniziative pubbliche in tutta la provincia, realizza ricerche come quella sulla deportazione e internamento militare in Germania, recupera figure dimenticate come quelle di Francesco Vecchione, capo di gabinetto della questura di Modena nel 1943-1945 e protagonista del salvataggio di numerosi ebrei modenesi.
2001-2004 | Il centenario della Camera del lavoro di Modena
In occasione del centenario della Camera del lavoro di Modena, fondata il 23 maggio 1901, l’Istituto realizza un ampio ventaglio di strumenti per conoscere la storia del sindacato a Modena. Escono infatti a cura dell’Istituto nel 2001 un volume di approfondimento storiografico (Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro di Modena nel Novecento), nel 2002 un volume divulgativo (Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980) e nel 2004 uno sulla memoria dei dirigenti sindacali (Lorenzo Bertucelli, Una generazione militante. La storia e la memoria dei sindacalisti modenesi). Viene anche ristampato il volume fotografico realizzato dieci anni prima (Claudio Silingardi (a cura di), Cento anni di lavoro. Immagini per la storia del movimento operaio, 1860-1960).
2001-2005 | La storia dell’Emigrazione modenese
Grazie alle sollecitazioni provenienti dal Comune di Concordia l’Istituto inizia ad occuparsi con maggiore attenzione al tema dell’emigrazione dei modenesi nel mondo, aspetto poco valorizzato della realtà storica modenese. Tra il 2002 e il 2003 escono un volume sull’emigrazione modenese in Brasile (Amedeo Osti Guerrazzi, Roberta Saccon, Beatriz Volpato Pinto, Dal Secchia al Paraìba. L’emigrazione modenese in Brasile) e gli atti di un convegno tenuto nell’ottobre 2001 sul fenomeno più generale dell’emigrazione (Provincia di Modena, Comune di Concordia sulla Secchia, Istituto storico di Modena, Gli emiliano romagnoli e l'emigrazione italiana in America latina. Il caso modenese). Nel 2005 esce l’opera di sintesi (Antonio Canovi, Nora Sigman, Altri modenesi. Temi e rappresentazioni per un atlante della mobilità migratoria a Modena) accompagnata da una proposta di lavoro didattico (Antonietta Notarangelo, Susanna Marina Ripanti, Claudia Terzi, Letteratura e cinema raccontano l'emigrazione. Una proposta didattica).
2002-2009 | La riflessione sui luoghi di memoria
L’Istituto è tra i primi ad avviare una riflessione sul valore formativo dei luoghi di memoria della Seconda guerra mondiale. Nel 2002 pubblica la carta Modena tra guerra e resistenza. Itinerari di storia e memoria 1943-1945 e il volume curato da Fausto Ciuffi e Claudio Silingardi Luoghi e itinerari di memoria. Nel 2003 è presentata la carta relativa alla prima zona curata da Anna Maria Ori e Claudio Silingardi, Guerra e Resistenza in pianura. Il territorio di Carpi, Soliera, Novi e a Campogalliano durante la Seconda guerra mondiale) e nel 2005 quella riferita alla Terza zona (Ombretta Piccinini, Guerra e Resistenza nella campagna emiliana. Carta storica della Terza zona partigiana). L’Impegno dell’Istituto, che si traduce nell’organizzazione di itinerari didattici rivolti alle scuole in collaborazione con Memo e in percorsi urbani proposti ai cittadini, trova un momento di sintesi nel seminario di studi che organizza a Modena nel dicembre 2005, dal titolo Luoghi per la memoria, luoghi per la storia. Valorizzazione del territorio e formazione nei luoghi di memoria e nei musei storici della Seconda guerra mondiale con la partecipazione di una ventina di studiosi. Altro passaggio importante la pubblicazione del volume di Claudio Silingardi, Alle spalle della Linea Gotica. Storie luoghi musei di guerra e Resistenza in Emilia-Romagna nel 2009, che sistematizza queste riflessioni su una scala regionale.
2004 | L’Istituto partecipa alla nascita della Fondazione Villa Emma
L’Istituto è coinvolto dal Comune di Nonantola nel percorso di valorizzazione della vicenda di accoglienza e salvataggio di 73 ragazzi e giovani ebrei durante l’occupazione nazi-fascista. Nel 2002 è pubblicato il volume didattico di Monica Debbia e Marzia Luppi, Tutti salvi. La vicenda dei ragazzi ebrei di Villa Emma, Nonantola 1942-1943, nel 2004 l’Istituto è tra i soci fondatori della Fondazione Villa Emma, assieme a Comune di Nonantola, Comune di Modena, Provincia di Modena, Parrocchia di Nonantola, Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, Cooperativa Com Nuovi Tempi di Roma.
2004 | Istituzione del Giorno del Ricordo
Nel marzo 2004 viene approvata la legge che istituisce il «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. Anche in questo caso l’Istituto promuove numerose iniziative di approfondimento (conferenze, mostre, seminari), in un contesto però reso più difficile dalla forte strumentalizzazione politica di queste vicende. Uno degli esiti più rilevanti è la mostra realizzata nel 2007 assieme alla Fondazione Fossoli, riguardante gli esuli giuliano-dalmati a Modena e Carpi tra il 1945 e il 1970. Sono anche promosse numerose iniziative didattiche, e organizzati viaggi della memoria sul confine orientale.
2004 | La scoperta di Angelo Donati
Con la collaborazione della Comunità ebraica e del Comune di Modena l’Istituto promuove un convegno sull’ebreo modenese Angelo Donati, figura fino a quel momento sconosciuta in città, nonostante il ruolo svolto in Francia nel salvataggio degli ebrei dalla deportazione. Viene anche allestita una mostra con relativo catalogo (Paolo Veziano (a cura di), Angelo Donati. Un ebreo modenese tra Italia e Francia) e proprio grazie a questa iniziativa il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concede alla memoria di Donati la medaglia d’oro al valor civile. L’Istituto infine cura la traduzione italiana delle memorie della figlia di Angelo Donati (Olga Tarcali, Ritorno a Erfurt. Racconto di una giovinezza interrotta 1935-1945).
2005 | Il sessantesmo della Resistenza
In occasione delle celebrazioni del Sessantesimo della Resistenza, caratterizzate da un programma multidisciplinare (con iniziative legate a musica, teatro, cinema, letteratura e storia), l’Istituto riceve l’incarico dal Comune di Modena, dalla Provincia di Modena e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena di coordinare tutte le iniziative.
2005 | La collaborazione con la Maison d’Izieu
Nei primi anni Duemila si struttura una solida collaborazione tra l’Istituto e la Maison d’Izieu, il memoriale dedicato ai bambini e ragazzi ebrei ospiti della colonia di Izieu e sterminati a Auschwitz. In particolare, sono promossi dal 2005 al 2012 degli scambi tra insegnanti francesi e insegnanti italiani, che ottengono il riconoscimento della Comunità Europea (“Memorie della Seconda guerra mondiale. Approccio comparato Francia-Italia)” e stimolano l’organizzazione di viaggi della memoria con gli studenti. Grazie al lavoro dell’Istituto nel 2010 viene trasmessa dalla RAI una puntata di “La storia siamo noi” dedicata alla vicenda di Izieu. Nel 2014 l’Istituto promuove la pubblicazione del volume di Stéphanie Boissard e Giulia Ricci, Chi verrebbe a cercarci qui, in questo posto isolato? Izieu, una colonia per bambini ebrei rifugiati 1943-1944 e allestisce una mostra sulla Maison d’Izieu presso la Residenza municipale. Grazie a questa collaborazione pluridecennale nel 2019/23020 è stato realizzato un originale progetto bilingue di formazione docenti (Esabac) dedicato alle legislazioni antiebraiche, al totalitarismo e ai processi ai gerarchi nazisti e fascisti del dopoguerra attraverso il confronto fra Italia e Francia.
2005-2008 | Da Archivi@ ad ArchiviaMo: la valorizzazione degli archivi
Nel 2005 è avviato un progetto di valorizzazione del patrimonio archivistico degli istituti culturali modenesi (Istituto storico di Modena, Centro documentazione donna, Centro Francesco Luigi Ferrari), denominato “Archivi@”, che prevede la creazione di un portale internet, la realizzazione di pacchetti didattici da scaricare via internet, il potenziamento del servizio di consulenza offerto agli utenti. Nel 2007 questo progetto, pur mantenendo una sua specificità attraverso il sito www.archivimodenesi.it, si esaurisce a fronte del progetto più complessivo portato avanti dal 2007 dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena, denominato “ArchiviaMo”, e che intende valorizzare gli archivi storici del territorio attraverso la pubblicazione degli inventari su IBC Archivi, il portale archivistico dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
2006 | Il trasferimento in Viale Ciro Menotti
Il 15 novembre è inaugurata all’interno dell’ex Mercato ortofrutticolo di Modena la nuova sede dell’Istituto in Viale Ciro Menotti 137. All’inaugurazione partecipano il prefetto di Modena Giuseppe Ferorelli e il sindaco di Modena Giorgio Pighi. Oltre alla sede, l’Istituto dispone di una sala conferenze da 99 posti messa a disposizione della collettività e di un deposito per i fondi archivistici e librari non ancora ordinati.
2007 | Nuovo cambio alla Presidenza dell’Istituto
Il 5 giugno il Consiglio direttivo appena eletto dall’assemblea dei soci nomina Giuliano Albarani presidente dell’Istituto. Si consolida dunque l’orientamento dell’Istituto di eleggere quali presidenti dei giovani studiosi, legati a professioni culturali. Albarani, infatti, è insegnante di scuola media superiore e, in quel momento, risulta essere il presidente più giovane dell’intera rete degli Istituti. La presidenza Albarani si conclude nel 2018, con l’elezione di Antonio Finelli, cooperatore, e nel 2019 di Daniela Lanzotti, funzionaria Europe Direct Modena.
2007 | Il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo
Il 4 maggio 2007 viene istituito il ''Giorno della Memoria'' dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. L’istituto promuove numerose iniziative sul terrorismo rosso e nero che ha insanguinato l’Italia. Un grande apprezzamento trova nel mondo della scuola la proposta didattica sugli anni Settanta, declinata attraverso la storia della strage della stazione di Bologna. Nel 2018 l’Istituto promuove assieme ai Musei civici del Comune di Modena la mostra Noi c’eravamo. Modena per Aldo Moro, 40 anni dopo, una mostra dedicata alla risposta pubblica e civile al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro attraverso lo sguardo sull’immaginario collettivo e le fotografie della manifestazione di Piazza Grande all’indomani della morte di presidente della Democrazia Cristiana.
2007-2008 | Il Novecento in biblioteca
La biblioteca dell'Istituto storico – che dal 1992 aderisce al Cedoc e partecipa al catalogo collettivo provinciale e al catalogo del Servizio bibliotecario nazionale – è intitolata alla figura di Antonio Ferrari, studente universitario modenese, partigiano combattente, fucilato per rappresaglia dai tedeschi a Ospitaletto (Marano sul Panaro) il 25 agosto 1944. Grazie a una importante donazione della famiglia, e con il sostegno della Fondazione cassa di Risparmio di Modena, l’Istituto avvia con alcune biblioteche del centro città un progetto di lavoro cooperativo sulle collezioni di storia contemporanea presenti a Modena. Partecipano la Biblioteca Estense Universitaria, la biblioteca civica Antonio Delfini, la biblioteca della Fondazione San Carlo, la biblioteca universitaria di economia Sebastiano Brusco, il Centro Francesco Luigi Ferrari, il Centro documentazione donna e il Cedoc, soggetto di coordinamento delle biblioteche a livello provinciale. L’esito del lavoro è presentato nel seminario Oltre le reti e i servizi. La cooperazione per lo sviluppo delle collezioni nelle biblioteche modenesi che si svolge a Modena il 14 ottobre 2008.
2008-2013 | L’esperienza delle “bibliografie ragionate” con Unicopli
A partire dal 2008 l’Istituto inizia una importante collaborazione con la casa editrice Unicopli di Milano, per la realizzazione di bibliografie ragionate su temi di storia contemporanea, con l’obiettivo di mettere a disposizione di studiosi e interessati degli strumenti di consultazione chiari e utili. I temi affrontati sono La Shoah (Alessandra Chiappano), La Resistenza (Metella Montanari), La Repubblica sociale italiana (Amedeo Osti Guerrazzi), La memorialistica della Shoah (Alessandra Chiappano), Valpreda, Pinelli e gli altri... Gli anarchici italiani tra storia e storiografia (Massimo Ortalli e Andrea Pirondini), La Grande Guerra (Fabio Degli Esposti e Marco Cioffi), Le donne nell'Italia del '900 (Maria Rocchi, Irma Staderini), Antifascismo (Giovanni Taurasi), Il Confine orientale e i conflitti dell'Alto Adriatico (Mila Orlic e Marco Bresciani), Gli ebrei nell’Italia unita (Alberto Cavaglion), Terrorismi (Cinzia Venturoli).
2009-2015 | Il ciclo di convegni storici sull’Europa orientale
In collaborazione con l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia l’Istituto promuove a Modena tra il 2009 e il 2015 alcuni convegni internazionali che fanno il punto del dibattito storiografico relativo all’Est Europa, con la partecipazione di numerosi studiosi provenienti da questi paesi. Si inizia il 3-4 dicembre 2009 con il convegno Venti anni dopo (1989-2009); il 31 ottobre 2011 il tema è A venti anni dalla fine dell'Urss. La Russia nella politica internazionale; il 12-13 aprile 2012 La Russia dopo l'Urss: politica, società, culture; il 9-10 maggio 2013 La Russia di Putin e il nazionalismo; infine, il 14-15 maggio 2015 il ciclo si chiude con il convegno Ucraina e Russia 2013-2015: gli eventi e le rappresentazioni.
2010 | Festa per tutti
Il Comune di Modena, con la collaborazione dell’Istituto, decide di affiancare alla tradizionale celebrazione del 25 Aprile un momento di festa aperto a tutti, da svolgere il pomeriggio in piazza XX Settembre. In poco tempo questo appuntamento diventa molto partecipato dai cittadini, perché centrato sul dialogo tra parole della storia e musica. In dieci edizioni partecipano artisti del calibro di Massimo Bubola, Gang, Banco del mutuo soccorso, Teresa De Sio, Nada, Ivano Marescotti, Pamela Volloresi, Banda libera, David Riondino, La Casa del Vento, Donatella Allegro, Alberto Bertoli, Ottavia Piccolo.
2011 | Il Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia
In occasione del Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia l’Istituto entra a far parte del Comitato provinciale delle celebrazioni istituito presso la Prefettura di Modena. Collabora alla realizzazione della mostra Italiani modenesi (Modena, 17 marzo-5 giugno 2011), curandone la sezione Il silenzio della libertà 1918-1948, sia la mostra digitale consultabile su I-Pad dedicata alla storia del lavoro e dei lavoratori, e infine progettando l’attività didattica collegata alla mostra. L’Istituto promuove inoltre numerose iniziative culturali e didattiche nei diversi comuni della provincia di Modena, e collabora con l’Istituto per la storia del Risorgimento alla realizzazione di una guida dei luoghi e delle vicende del Risorgimento modenese.
2011 | Musica e Resistenza
Dal 2005 l’Istituto inizia ad approfondire il rapporto tra musica e storia, e sono promosse conferenze sull’influenza della canzone d’autore nella costruzione della memoria della Resistenza in Italia. Nel 2011 l’assessore alla cultura del Comune di Prignano sulla Secchia, Yuri Costi, propone al direttore dell’Istituto di realizzare queste conferenze con l’accompagnamento della Compagnia musicale sassolese, allora formata da Marco Dieci, Lucio Stefani, Gigi Cervi e Francesco Coppola. Da quel 16 aprile 2011 inizia la storia della conferenza-spettacolo Questo è il fiore del partigiano. La memoria della Resistenza nella musica italiana (1945-2010). Nel 2015, visto il successo dell’iniziativa, la formazione si allarga con l’ingresso di Lucio Gaetani e Chris Dennis (che sostituisce Lucio Stefani), e prende il nome di Banda Libera. Ad oggi sono oltre quaranta le date realizzate nell’Italia del centro-nord.
2012 | La scomparsa della vicepresidente dell’Istituto Angela Benassi
Il 13 gennaio 2012 scompare per malattia a soli cinquant’anni di età la vicepresidente dell’Istituto Angela Benassi. L’anno successivo un gruppo di amici costituisce un gruppo informale, ‘Insieme per Angela’, con l’obiettivo di raccogliere fondi per sostenere progetti dell’Istituto. Promuove sottoscrizioni e incontri conviviali, che consentono di promuovere nel gennaio 2004 la pubblicazione del volume di Stéphanie Boissard e Giulia Ricci, Chi verrebbe a cercarci qui, in questo posto isolato? Izieu, una colonia per bambini ebrei rifugiati 1943-1944. Il giorno della presentazione del libro è dedicata ad Angela la sala studio dell’Istituto. Il 6 aprile 2004 una nutrita delegazione modenese partecipa alle celebrazioni della rafle di Izieu, e il libro è consegnato a Martin Shultz presidente del Parlamento europeo e a Aurélie Filippetti, ministra della cultura francese. Il 13 gennaio 2019 è presentato l’altro libro sostenuto da ‘Insieme per Angela’, il volume di Claudia Cappelli, Propaganda addio. La FGCI a Modena negli anni Ottanta, dedicato ai protagonisti e all’esperienza della formazione politica di Angela Benassi e di quella generazione.
2012 | Esce il Dizionario storico dell’antifascismo modenese
Con l’uscita dei due volumi del Dizionario storico dell’antifascismo modenese si conclude il più rilevante progetto di ricerca storica realizzato dall’Istituto. Iniziato nel 2005 grazie al contributo delle quattro Fondazioni bancarie della provincia di Modena e con la collaborazione dell’Archivio di stato di Modena, 45 collaboratori realizzano 286 voci tematiche e 520 biografie di antifascisti. Nei due volumi, di oltre 1.000 pagine complessive, è inoltre presente un ricco apparato documentario, costituito da inserti fotografici, cronologia comparata, tabelle e banca dati dei 3.267 antifascisti schedati dalla polizia. Il progetto ha visto anche la realizzazione di una mostra fotografica-documentaria (In Direzione ostinata e contraria – L'antifascismo modenese tra le due guerre 1920 -1943) e la messa online di una banca dati.
2013 | Nasce la rivista regionale “E-Review”
Nel quadro di un rafforzamento della rete regionale degli Istituti viene edita la rivista scientifica open access E-Review, che trova il sostegno, oltre che dalla rete, dalla Regione Emilia-Romagna. La rivista si rivolge a un pubblico nazionale e internazionale di studiosi, insegnanti, cultori della storia, utilizzando il formato digitale non solo per la sua diffusione, ma anche per proporre percorsi multimediali di approfondimento, con un uso inedito della cartografia digitale.
2014 | La ricerca storica sugli anni Sessanta e Settanta
Con l’uscita del volume di Alberto Molinari, Il tempo del cambiamento. Movimenti sociali e culture politiche a Modena negli anni Sessanta, l’Istituto rende esplicita l’attenzione storiografica sugli anni Sessanta e Settanta, che si traduce nella formazione di un gruppo di lavoro sugli anni Settanta capace di produrre nel 2018 il volume collettaneo, curato da Alberto Molinari, Modena e la stagione dei movimenti. Politica, lotta e militanza negli anni Settanta. L’Istituto inoltre coordina un progetto di ricerca regionale sul ’68 in Emilia-Romagna, con la realizzazione di un portale tematico, seminari, laboratori didattici e una pubblicazione (William Gambetta, Alberto Molinari, Federico Morgagni, Il '68 lungo la Via Emilia. Il movimento studentesco in Emilia-Romagna (1967-1969) uscita nel 2018. Partecipa infine al progetto regionale di ricerca sui movimenti delle donne tra gli anni Sessanta e Ottanta.
2015 | Nasce a Modena il Master in public history
Nell’anno scolastico 2015/16 prende il via il Master di secondo livello in Public history dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che vede l’Istituto attivo collaboratore e membro del Comitato scientifico. È la prima esperienza in Italia di lavoro su questa disciplina, affermatasi nel mondo anglosassone. Un gruppo di giovani studenti di questo primo corso danno vita nel marzo 2017 all’associazione PopHistory, che stabilisce la propria sede in quella dell’Istituto, ed inizia a collaborare con esso per la promozione di iniziative di public history sul territorio modenese.
2015 | Inaugurata la mostra Memorie solide
Il 22 aprile 2015 è inaugurata nelle vie e piazze della città di Modena una mostra all’aperto realizzata in collaborazione con Comune di Modena e Fondazione fotografia. Dieci parallelepipedi di compensato alti due metri, rivestiti di fotografie e ritratti a grandezza naturale, manifesti dell’epoca, testi scelti dalla Cronaca di Adamo Pedrazzi erano difficili da ignorare, per la loro robusta corporeità, ed hanno permesso di far conoscere anche ai cittadini più distratti gli episodi della Resistenza avvenuti in altrettanti luoghi della città.
2015 | Resistenza mAPPe
Inaugurato “Resistenza mAPPe”, un portale promosso dalla rete regionale degli Istituti per far conoscere, nel 70° Anniversario della Liberazione, i luoghi e gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza. Il portale dà accesso a una collana di web-app dedicate a itinerari turistico-culturali all'interno dei centri urbani dei capoluoghi di provincia, a tre percorsi tematici regionali dedicati alla Resistenza in pianura, in montagna e sulla costa, ad una app specifica dedicata ai cippi e alle lapidi nelle strade e alle piazze della città di Modena, a percorsi extraurbani dedicati alla Linea Gotica, alla zona libera di Montefiorino e al territorio del Comune di Soliera.
2015-2018 | Il centenario della Prima guerra mondiale
L’Istituto partecipa attivamente a tutte le iniziative di commemorazione del Centenario della Grande Guerra, sia con eventi pubblici sia con proposte rivolte al mondo della scuola. In collaborazione con i Musei civici realizza la mostra Oltre il fronte. La vita a Modena e provincia durante la Grande Guerra, allestita a Modena dal 9 ottobre al 4 novembre 2015. Collabora inoltre alle iniziative promosse a livello regionale, con l’allestimento di due mostre su L'Emilia-Romagna tra guerra e retrovia e I profughi nella Grande guerra, due convegni nazionali e un ciclo di dieci lezioni magistrali sul tema Grande Guerra.
2016-2018 | #Cittadine. I segni nelle comunità e sulle città
L’Istituto è partner del Centro Documentazione Donna di Modena nella realizzazione di un progetto triennale sostenuto dalla Fondazione di Modena, e che intende fotografare la società modenese attraverso la storia sociale delle donne. Sono realizzati laboratori didattici, percorsi di alternanza scuola lavoro, un video documentario, una mappa interattiva, uno spettacolo teatrale, una ricerca che si conclude con l’uscita nel 2019 del volume di Giovanni Taurasi e Caterina Liotti, Libera ogni gioia. I segni delle cittadine a Modena tra Liberazione e Costituzione 1945-1948. L’esperienza di collaborazione tra i due istituti continua nel 2019 con un altro progetto triennale, che vede la collaborazione del Comitato per la storia e le memorie del Novecento del Comune di Modena e il sostegno della Fondazione di Modena, dal titolo Rivoluzioni. Persone, luoghi ed eventi del '900 tra crisi e trasformazioni.
2017 | Si ricostruisce il patrimonio della biblioteca Ferrarini
Il Laboratorio di poesia di Modena dona all’Istituto l’archivio e la parte della biblioteca dell’Istituto Ferrarini da esso conservati. Con questa donazione si ricostruisce finalmente il patrimonio di quella che dal 1909 fino agli anni Cinquanta è stata la più importante biblioteca popolare di Modena. Infatti, alcune centinaia di libri a carattere storico erano già state acquisiti dall’Istituto Ferrarini negli anni Ottanta. Completato il lavoro di riordino e catalogazione, il fondo Ferrarini è oggi costituito da 4.500 volumi, molti dei quali editi nella prima metà del Novecento e riferiti alla storia del fascismo, e un centinaio di testate di riviste. Diversi volumi e riviste sono in lingua francese e inglese.
2017 | Entra in vigore la legge regionale sulla memoria del Novecento
Con la legge 3/2016 la Regione Emilia-Romagna riconosce il ruolo primario e l’attività svolta dagli Istituti storici presenti sul territorio regionale, associati o collegati alla rete dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, tramite convenzioni a carattere triennale e promuovendo lo sviluppo di progetti di rete. Grazie a questa legge anche l’Istituto di Modena trova una nuova e certa fonte di sostegno alle proprie attività culturali, che si integra con altre regionali e nazionali. Infatti, già dal 2013 l’Assemblea legislativa decide di potenziare il proprio impegno nel sostegno ai Viaggi della memoria e poi ai Viaggi attraverso l’Europa, assegnando agli Istituti il compito di analisi qualitativa dei progetti presentati dalle scuole, e nel 2016 l’Istituto entra nella tabella annuale degli Istituti sostenuti dal Mibact, sulla base della legge n. 534 del 17 ottobre 1996.
2017-2018 | Si arricchisce il patrimonio archivistico e librario dell’Istituto
In questo periodo arrivano in Istituto importanti fondi documentari: gli archivi del senatore Silvio Miana, del colonnello Carlo Zanotti, del vicepresidente nazionale dell’Anpi Luciano Guerzoni, dell’anarchico francese Pierre Célestin Lentengre, del Patronato pei Figli del Popolo. I fondi di Miana e di Lentengre sono arricchiti da importanti biblioteche, ad esse si aggiunge quella della sezione di Limidi del Partito comunista, interessante esempio di biblioteca di sezione strutturata e gestita con il servizio di prestito.
2018 | Una surreale normalità
L’Istituto nel corso degli anni realizza numerose produzioni multimediali, accettando la sfida dei nuovi linguaggi digitali. Una delle realizzazioni più riuscite e innovative è Una surreale normalità. Modena e l’Italia al tempo delle leggi antiebraiche, un docuweb e una piattaforma multimediale realizzata in collaborazione con il Comune di Modena, la Regione Emilia-Romagna, l’Archivio di Stato di Modena, l’Archivio Comunale, l’Istituto Luce.
2019 | Il Comitato comunale per la storia e le memorie del Novecento
Il Comitato comunale permanente per la memoria e le celebrazioni, costituito dal Comune di Modena nel 2001, si trasforma nel gennaio 2019 in Comitato comunale per la storia e le memorie del Novecento. Un passaggio non formale, che mette al centro il ruolo dell’iniziativa culturale e della riflessione sui passaggi cruciali della storia del Novecento, e che vede l’Istituto tra gli attori principali di questo cambiamento di prospettiva. Infatti, viene costituito un esecutivo formato dalle principali istituzioni culturali attive su questi temi, che definisce le linee strategiche e gli indirizzi dei diversi momenti di storia pubblica.
2020 | Parte il cantiere delle Fonderie riunite
Sono iniziati i lavori di ristrutturazione della palazzina degli uffici delle ex Fonderie riunite di Modena, nell’ambito di un progetto più generale di rigenerazione urbana dell’area della fabbrica, destinata ad ospitare imprese che lavorano nell’automotive. L’edificio verrà terminato nella seconda metà del 2022. È la conclusione di un percorso iniziato nel 2006, con un progetto partecipativo promosso dal Comune di Modena per decidere la destinazione di queste spazi abbandonati, e che si conclude con un progetto, il DAST, che appunto prevede che la palazzina degli uffici sia destinata a sede dell’Istituto. Il progetto di recupero attuale è finanziato da Regione Emilia-Romagna, Fondazione di Modena e Comune di Modena.